Spreco alimentare. In Italia torna a crescere
L’edizione di quest’anno della Giornata Mondiale contro lo Spreco Alimentare porta con sé la cattiva notizia di un sensibile peggioramento dei dati relativi allo spreco di cibo che, secondo l’Osservatorio Waste Watcher del Prof. Segrè, passa dai 469,4 grammi a settimana dell’agosto 2023 ai 683,3 di questo anno (+ 45,6%).
Complice, dice il report, della scarsa qualità della frutta e verdura (42%) e di prodotti già vecchi alla vendita (37%). Il report evidenzia però come siamo tuttavia le abitudini dei consumatori a contribuire, più di altro, allo spreco di cibo: il 37% lo dimentica in dispensa o in frigo, solo il 23% programma i pasti settimanali e il 75% non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi.
PlanEat, la startup nata per combattere lo spreco alimentare – proponendo kit di ingredienti freschi, lavati, pesati e porzionati per famiglie e single, pronti per realizzare piatti senza spreco – ha realizzato un esperimento, calcolando il risparmio, in termini di cibo e risorse, che 100 famiglie – rappresentative della platea nazionale (il 50% nuclei da 3 e 4 persone, 30% coppie e 18% single) – hanno realizzato in 6 mesi facendo la spesa alimentare quasi unicamente sulla loro piattaforma (oltre 3 volte al mese). Secondo i dati raccolti, e rielaborati dalla startup in collaborazione con il dipartimento Economics and Management dell’Università di Pavia, sono state 2,7 le tonnellate di cibo complessivamente “salvate” dalla pattumiera dalle 100 famiglie “osservate” (una media di 27 kg a famiglia): pari a 7 tonnellate di CO₂ 1,6 milioni di litri di acqua e 30 mila mq di terreno risparmiati per produrlo.
Pianificare significa evitare lo spreco e risparmiare: una famiglia di 4 mangia con 300 euro al mese
L’analisi condotta ha poi evidenziato che pianificazione e attenzione allo spreco si traducono in risparmio: sia per la startup che offre il servizio – che acquista solo le quantità di materia prima necessaria (a realizzare i kit e i piatti ordinati) evitando sprechi a monte – sia per il cliente finale che beneficia dei minori costi di produzione dell’azienda. La rilevazione ha calcolato che per un carrello composto da frutta, verdura, pasta, sughi, formaggi, focacce e dolci al 67%, carne al 21% e pesce al 12%, una famiglia di 4 persone spende circa 300 euro al mese salvando dalla pattumiera oltre 70 kg di cibo all’anno.
Come viene calcolato il risparmio di CO₂, terreno e acqua
La premessa che sta alla base del modello di risparmio messo a punto da PlanEat è che tutto il cibo acquistato tramite la piattaforma non viene sprecato. Questo perché tramite la pianificazione e la prenotazione in anticipo si riesce a comprare esattamente la quantità di materie prime necessaria, senza nessuna eccedenza, e perché gli ingredienti forniti alle famiglie per cucinare le ricette vendute su PlanEat sono già nella esatta quantità necessaria per il numero di porzioni acquistate.
L’analisi, realizzata in collaborazione con il dipartimento Economics and Management dell’Università di Pavia, calcola l’impatto positivo del modello PlanEat sul pianeta. Partendo dai dati ufficiali della FAO, per cui nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno e che questo spreco genera una produzione in eccesso di 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, un consumo inutile di acqua pari a 250 chilometri quadrati, e un consumo di suolo pari a 1,4 miliardi di ettari di terreno, PlanEat ha fatto una fotografia in positivo di questo scenario da cui ha tratto questi dati, calcolandoli sulla base del numero di pasti finora serviti.
Dice Nicola Lamberti, fondatore di PlanEat: «Dare il nostro contributo per provare a salvare cibo e risorse collegate è la nostra mission che ha tra i suoi valori fondanti la massimizzazione del bene comune. Il nostro track record di informatici e ingegneri ci ha permesso di mettere a punto un sistema regolato al millimetro per gestire il processo di approvvigionamento, preparazione e distribuzione scegliendo materie prime di ottima qualità, a prezzi e condizioni rispettose per i nostri fornitori: nulla viene acquistato in più e nulla sprecato. Il risparmio che ne deriva si traduce in prezzi molto accessibili per i nostri clienti». Prosegue Lamberti: «Come soci e azionisti abbiamo poi scelto di sacrificare una piccola percentuale dei nostri margini per contribuire a contenere il prezzo di vendita ai clienti e raggiungere il maggior numero di persone per contribuire il più possibile all’obiettivo di lotta allo spreco. Dalla nostra nascita, servendo privati e aziende abbiamo salvato oltre 72 tonnellate di cibo dalla pattumiera e, con questo, le risorse necessarie per produrlo».