Efficienza energetica. Necessari investimenti per centrare i target al 2030
Tra gli ambiziosi target europei di decarbonizzazione e la prolungata volatilità dei mercati energetici, le logiche di gestione dell’energia di tutti gli attori economici stanno cambiando radicalmente. In questo quadro di crescente complessità, gli operatori dell’Efficienza Energetica agiscono sempre di più come system integrator capaci di prestare servizi ampi e diversificati, nell’ottica di una gestione olistica dell’approvvigionamento energetico. Un’evoluzione testimoniata dai risultati economici: negli ultimi 10 anni, i fatturati aggregati delle aziende del comparto sono aumentati del 62%, passando dai 7,6 miliardi di euro del 2014 ai 12,2 miliardi del 2023.
Sono queste alcune delle evidenze emerse dallo studio AGICI “Efficienza e Transizione Energetica – Competitività di modelli integrati” che ha analizzato il potenziale di riduzione di consumi ed emissioni degli interventi di efficienza energetica (EE) integrati a fonti di energia rinnovabile (FER) quale percorso più efficace per la decarbonizzazione. L’analisi prende in considerazione quattro modelli di intervento associati a quattro forme di consumo: residenziale unifamiliare, residenziale condominio, edifici pubblici e industria.
Dallo studio emerge che per il settore residenziale unifamiliare, la combinazione integrata di isolamento termico, fotovoltaico, pompa di calore e accumulo (batteria) consente, sul singolo edificio, una riduzione delle emissioni fino al 94%. Per il modello basato su condomini, il report indica l’integrazione tra coibentazione dell’involucro e teleriscaldamento come la soluzione più efficace, in grado di ridurre l’89% delle emissioni. Le tecnologie integrate risultano le soluzioni migliori anche per il modello degli edifici pubblici, tra cui scuole e ospedali, pur riscontrando riduzioni delle emissioni più modeste rispetto ai casi precedenti, legate principalmente a vincoli nella capacità di spesa delle amministrazioni locali.
Il report, infine, individua gli impatti anche per il settore dell’industria. Secondo il modello individuato da AGICI, l’integrazione tra EE e FER permetterebbe un abbattimento del 54% delle emissioni.
Queste soluzioni, evidenzia lo studio, richiedono ingenti investimenti, soprattutto alla luce della crescente ambizione delle policy comunitarie negli aggiornamenti delle Direttiva sull’Efficienza Energetica e della Direttiva EPBD (“Case Green”), recepite parzialmente nella revisione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Per centrare gli obiettivi della Direttiva EPBD al 2030, pari a un risparmio energetico del 16% rispetto ai livelli del 2020 per il settore residenziale, l’analisi stima un fabbisogno di investimenti di 13 miliardi di euro all’anno (78 miliardi complessivi in sei anni) per la realizzazione di interventi integrati – che combinano cioè almeno un intervento edile e la sostituzione dell’impianto termico – per un totale di 2,2 milioni di interventi in sei anni. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, il fabbisogno risulta invece di 2,5 miliardi all’anno (15 miliardi in sei anni). Riguardo il settore delle imprese, la stima sul fabbisogno di investimenti è compresa tra i 2,6 e 5,4 miliardi di euro entro il 2030, pari a 0,7 miliardi ogni anno. Complessivamente, emerge dunque un fabbisogno di investimenti annuo pari a 16,2 miliardi di euro.
In questo contesto, il report evidenzia come gli incentivi esistenti non siano sufficienti a stimolare gli investimenti privati necessari. A ciò si aggiunge la crescente difficoltà delle finanze pubbliche di farsi carico delle spese richieste dalla transizione energetica. Per rispondere a tali esigenze, lo studio sottolinea dunque l’urgenza di un quadro di supporto pubblico più chiaro e stabile, capace di coinvolgere in modo efficace il settore della finanza privata, tra cui banche di sviluppo, fondi di private equity e istituti bancari.