La mitilicoltura è una pratica a basso impatto ambientale, ma anche questo settore presenta margini di miglioramento. Le reti utilizzate nell’allevamento delle cozze, infatti, sono tra i rifiuti più diffusi sulle spiagge e sui fondali marini. Solo in Italia questo settore impiega oltre 2.000 tonnellate di reti, che hanno la funzione di sostenere i molluschi durante la loro crescita. Secondo recenti stime, per ogni kg di cozze venduto al mercato, viene impiegato circa un metro di rete.
Nelle normali operazioni di mitilicoltura le reti sono sostituite due volte e il cambio si svolge interamente in mare; per questo motivo, è facile che alcune di queste strutture sfuggano al recupero e finiscano disperse nell’ambiente.
Va ricordato, inoltre, che le reti sono composte da materiali polimerici (tra cui il polipropilene), i quali impiegano oltre un secolo a degradarsi.
Un’altra problematica legata a questi strumenti è che devono seguire un lungo e difficile percorso di riciclo, in quanto sono considerati un “rifiuto speciale non pericoloso”. Il motivo dell’assegnazione di questo particolare codice CER è dovuto al fatto che, nel corso del loro utilizzo, sulle reti restano attaccati residui di materiale organico, che deve quindi essere rimosso prima di poter procedere al riciclo delle reti.
Il progetto “Life Muscles”
Il progetto quadriennale “Life Muscles”, finanziato dall’Unione Europea e avente Legambiente come capofila, nasce con l’obiettivo di riclare le reti di plastica utilizzate nella mitilicoltura.
Gli operatori del progetto applicheranno un processo di recupero del polipropilene elaborato da Enea con i finanziamenti dell’Associazione Mediterranea Acquacoltori (AMA). Tale processo prevede la distruzione del materiale organico adeso alle reti attraverso delle reazioni chimiche.
Il riciclo ha due conseguenze positive: il primo è quello di ridurre l’inquinamento causato dalla dispersione dei rifiuti polimerici e il secondo è quello di far risparmiare agli acquacoltori migliaia di euro attraverso la rivendita del materiale recuperato e il suo riutilizzo.