Stimare il contributo della geotermia a emissioni nulle per il processo di decarbonizzazione del Paese e le ricadute di questa tecnologia sull’economia italiana e le filiere locali. È stato questo l’obiettivo dello studio strategico “La geotermia a emissioni nulle per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia”, promosso da Rete Geotermica con il supporto di The European House – Ambrosetti. Rete Geotermica è l’associazione di imprese del settore che nasce dalla volontà di creare una filiera in grado di valorizzare la risorsa geotermica presente sul territorio nazionale.
“Rete Geotermica ha consolidato una filiera di aziende che rappresentano l’eccellenza italiana nel settore a livello mondiale per lo sviluppo di progetti geotermici ad emissioni nulle – commenta Fausto Batini, presidente di Rete Geotermica – e in Italia abbiamo in sviluppo 44 progetti per oltre 800 MWe installabile ed investimenti di circa 8 miliardi di euro da realizzare entro il 2040. Purtroppo, ad oggi, nessun impianto è stato concretizzato a causa dei complessi iter autorizzativi e della mancanza di adeguate politiche di sostegno allo sviluppo di questa tipologia di progetti. La geotermia è il “petrolio pulito” dell’Italia, si tratta di utilizzarlo. Una risorsa non ancora valorizzata per ottimizzare il bilancio energetico del paese e un’opportunità mai colta fino ad ora, ad alto ritorno e bassissima volatilità, per gli investitori”.
La fonte primaria per la produzione di energia geotermica è il calore generato dai processi geologici presenti all’interno del pianeta. L’energia geotermica è quindi una forma di energia rinnovabile e programmabile che può essere impiegata in modo integrato per la coproduzione di energia elettrica e termica ed anche per l’estrazione di materie prime critiche, come il litio. L’Italia ha una tradizione ultracentenaria nella geotermia. Negli ultimi anni non sono stati realizzati nuovi impianti geotermoelettrici facendo perdere la posizione di leadership acquisita a livello mondiale: nel 2000 l’Italia era il 4o Paese al mondo per potenza elettrica installata della tecnologia tradizionale, mentre è oggi l’8o Paese al mondo.
In Italia, i piani energetici nazionali non puntano su questa tecnologia. Nella bozza del PNIEC non viene citato un obiettivo per la geotermia a emissioni nulle, mentre la bozza del Decreto FER2 prevede uno sviluppo minimo (solo 60 MW per impianti ad emissioni nulle). Anche guardando al 2050, la strategia italiana di lungo periodo non riporta obiettivi puntuali per la geotermia a emissioni nulle. Di contro, l’UE sta considerando la geotermia come una tecnologia strategica per la decarbonizzazione e mira a triplicare la produzione entro il 2050.
Per questo motivo, TEH – Ambrosetti ha calcolato il potenziale di sviluppo della tecnologia: ipotizzando che l’Italia riesca a valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio italiano nei primi 5 km di profondità (pari a 2.900 TWh), la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050. A livello di energia termica (attraverso le reti di riscaldamento e le pompe di calore geotermiche) complessivamente la geotermia potrebbe contribuire al 25% dei consumi finali termici di oggi, permettendo all’Italia di ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas naturale.
“La geotermia a emissioni nulla potrebbe avere un beneficio geostrategico e limitare la dipendenza dai Paesi esteri – spiega Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti – e infatti, l’estrazione di litio dai fluidi geotermici rappresenta un’opportunità strategica per ridurre il rischio geopolitico e sostenere la filiera europea, in un contesto in cui la domanda di litio a livello globale è stimata aumentare di almeno 15 volte entro il 2040 rispetto ai livelli del 2020, spinta dalla domanda di veicoli elettrici e batterie di accumulo. Allo stesso tempo, la geotermia è la tecnologia green meno dipendente dalle materie prime critiche, riducendo quindi la dipendenza da Paesi esteri. Infine, le risorse geotermiche non necessitano di approvvigionamento estero, contribuendo ulteriormente a ridurre la dipendenza da Paesi terzi”.
Lo sviluppo della geotermia a emissioni nulle ha però anche risvolti economici e industriali. TEH-A ha ricostruito per la prima volta la filiera tecnologica della geotermia in Italia e negli altri Paesi europei, attraverso l’analisi di 4.787 tecnologie relative ai 24 settori manifatturieri per i Paesi dell’UE, dal 1995 ad oggi, per un totale di circa 90 milioni di dati e informazioni. È emerso come l’Italia vanti una posizione di leadership in termini di filiera tecnologica per la geotermia; è infatti il secondo Paese in U, dopo la Germania, per valore della produzione industriale potenzialmente attivabile dalla filiera geotermica pari a 37,7 miliardi di euro (il 23,7% del totale europeo e un valore più alto della somma del valore di produzione di Francia, Spagna e Polonia pari a 36,9 miliardi di euro). Oltre al know-how manifatturiero, l’Italia è tra i Paesi leader in Europa anche nella fornitura di servizi ad alta specializzazione, sia nell’ambito esplorativo (caratterizzazione geologica, geochimica e geofisica), che negli studi di fattibilità e nella successiva ingegnerizzazione, coprendo, quindi, tutta la catena del valore di sviluppo di un progetto geotermico.
Inoltre, investire nella tecnologia geotermica genera elevate esternalità economiche positive a livello locale. Infatti, TEH-A ha calcolato per la prima volta il moltiplicatore economico e occupazionale associato agli investimenti nella tecnologia geotermica: 1 euro investito in questa tecnologia attiva altri 2 euro nel resto dell’economia, per un moltiplicatore economico che è il più alto tra le fonti rinnovabili. Ogni GW installato genera un valore aggiunto complessivo a livello di sistema-Paese pari a 8 miliardi di euro. Anche dal punto di vista sociale e occupazionale, il settore della geotermia gioca un ruolo chiave, generando circa 6.131 nuovi occupati (diretti, indiretti e indotti) per ogni GW installato, e risultando la tecnologia green a maggiore intensità occupazionale. Infine, occorre evidenziare l’elevato capacity factor della geotermia che garantisce una produzione elettrica superiore a parità di MW installato rispetto alle altre fonti di generazione elettrica.
Alla luce di queste evidenze, la geotermia a emissioni nulle può rappresentare un driver chiave per la transizione energetica italiana. Tuttavia, permangono alcuni vincoli che limitano il pieno potenziale della tecnologia, tra cui il costo di generazione elettrica, l’elevato rischio di esplorazione iniziale e iter autorizzativi ancora troppo complessi. In tal senso, per poter cogliere e valorizzare i benefici della tecnologia a emissioni nulle TEH–A ha identificato alcuni ambiti di policy concrete: risulta opportuno definire dei meccanismi di incentivazione adeguati che ne favoriscano lo sviluppo (ad esempio, attraverso specifiche tariffe incentivanti pari a 300 €/MWh per i primi 10 anni, riducibili a 200 €/MWh nei successivi 15 anni), misure di de-risking per tutelare l’attività imprenditoriale dal rischio intrinseco della tecnologia (ad esempio, tramite la compensazione per gli sviluppatori dei progetti geotermici condizionata al successo/fallimento della perforazione del primo pozzo esplorativo) e snellire e ottimizzare gli iter autorizzativi (ad esempio, attraverso la creazione di un Autorità Geotermica Nazionale e l’istituzione del Titolo Autorizzativo Unico).
Categorie: Energia rinnovabile, News
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